La Giostra Cavalleresca
- LA GIOSTRA COM'ERA
- L'umanista Ercole Ciofano, nella sua "Descriptio Sulmonis", ci dà notizia della Giostra Cavalleresca, che si teneva due volte l'anno, il 25 marzo, Festa dell'Annunciazione, e il 25 agosto, nella ricorrenza dell'Assunta. La Giostra, corsa di cittadini nobili e da cavalieri sulmonesi e forestieri, vanta origini antichissime e perdurò fino al 1643. Le edizioni meglio documentate sono quelle del tardo Cinquecento, a cui risale il volumetto dei "Capitoli" di Cornelio Sardi che ne codifica le regole; la competizione, diretta dal mastrogiurato della città, si riassumeva in uno scontro alla lancia tra cavaliere in lizza e "mantenitore", personaggio questo di gran coraggio in quanto, armato e protetto dalla corazza, attendeva l'assalto del concorrente rimanendo immobile sul suo destriero all'altro capo dello steccato, eretto lungo il percorso con teli colorati a dividere in due il campo di gara. I giostranti, miniti di lunga lancia dalla punta opportunamente trattata con vernice, così da lasciare traccia visibile nel punto colpito, uscendo dal varco dei "tre archi" (che all'epoca si apriva tra le costruzioni addossate all'acquedotto medievale), galoppavano lungo lo steccato alla volta del mantenitore, cercando di assestare quella che in genere si chiamava "la botta". In base al bersaglio raggiunto si assegnava il punteggio: tre "botte" per il colpo alla testa o alla mano, una se veniva raggiunto lo spallaccio o il petto e così via. I punti raddoppiavano se nella veemenza dell'assalto la lancia si spezzava nell'impattare il bersaglio oppure provocava ferita sanguinate al mantenitore. Il colpo più prestigioso era la cosiddetta "punteria", ossia quello portato al centro della fronte e giudicato vincente perchè di "grandissima importanza". La vittoria, e quindi il premio, consistente in un drappo di raso prezioso, andava al cavaliere che, corse le tre lance previste, totalizzava il maggior numero di punti.
- LA GIOSTRA COM'E'
- Quella giostra che nel Seicento fu dimessa "per disapplicazione e mancanza di guerrieri", è ritornata a nuova vita nel 1995, seppure inevitabilmente adattata ai tempi. Nella sua riedizione moderna alla gara, che si svolge sempre sul tradizionale "Campo" di Piazza Maggiore, partecipano quattro sestieri e tre borghi dell'antico insediamento cittadino, rappresentati da un binomio cavallo-cavaliere. Ogni singolo concorrente percorre il tracciato al galoppo, tentando di infilare con la lancia gli anelli di diverso diametro (6, 8 e 10 cm) pendenti dalle sagome dei tre mantenitori dislocati lungo il percorso. Il punteggio è calcolato in base agli anelli infilati: in caso di numero pari si terrà conto del diametro e, in caso di ulteriore parità, prevarrà il minor tempo impiegato. La tenzone è imperniata su scontri diretti, articolati in modo tale che ciascun contendente affronterà quattro avversari scelti mediante sorteggio, per complessivi quattordici scontri che si corrono tra l'ultimo sabato e l'ultima domenica di luglio. Al termine di questa prima fase i quattro cavalieri che avranno conseguito il miglior punteggio si cimenteranno tra loro (il primo contro il quarto e il secondo contro il terzo) per definire i due che si contenderanno la vittoria finale. Secondo la migliore tradizione della giostra antica, al sestiere o borgo vincitore sarà assegnato il Palio, mentre al cavaliere andrà una catena d'oro con medaglia raffigurante l'emblema di Sulmona con la sigla tratta dal famoso emistichio ovidiano "Sulmo mihi patria est".